Amerai...
«Amerai. Tutto il nostro futuro è in un verbo, presentato però non come una ingiunzione, un secco imperativo, ma coniugato al futuro, perché amare è azione mai conclusa, perché durerà quanto durerà il tempo. Perché è un progetto, anzi l'unico. E dentro c'è la pazienza di Dio. Un futuro che traccia strade e indica una speranza possibile. Non un obbligo, ma una necessità per vivere, come respirare. Amare, voce del verbo vivere, voce del verbo morire» (Ermes Ronchi, Il Vangelo).
Un ideale stupendo – «In questa domenica la liturgia ci presenta un brano evangelico breve, ma molto importante (cfr Mt 22,34-40). L'evangelista Matteo racconta che i farisei si riuniscono per mettere alla prova Gesù. Uno di loro, un dottore della Legge, gli rivolge questa domanda: "Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?". È una domanda insidiosa, perché nella Legge di Mosè sono menzionati oltre seicento precetti. Come distinguere, tra tutti questi, il grande comandamento? Ma Gesù non ha alcuna esitazione e risponde: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". E aggiunge: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". [...]
Quello che Gesù propone in questa pagina evangelica è un ideale stupendo, che corrisponde al desiderio più autentico del nostro cuore. Infatti, noi siamo stati creati per amare ed essere amati. Dio, che è Amore, ci ha creati per renderci partecipi della sua vita, per essere amati da Lui e per amarlo, e per amare con Lui tutte le altre persone. Questo è il "sogno" di Dio per l'uomo. E per realizzarlo abbiamo bisogno della sua grazia, abbiamo bisogno di ricevere in noi la capacità di amare che proviene da Dio stesso. Gesù si offre a noi nell'Eucaristia proprio per questo. In essa noi riceviamo Gesù nell'espressione massima del suo amore, quando Egli ha offerto sé stesso al Padre per la nostra salvezza» (P. Francesco, Angelus - 29.10.2017).
Due inseparabili amori – «L'intelligenza è un'immagine di Dio nell'uomo. Ma senza la carità la conoscenza è un albero senza frutti. Al contrario, colui che ama raggiunge una conoscenza superiore, spirituale che gli apre gli occhi sul mistero del Padre, che è carità.
Il cuore umano è piccolo. Non ce la fa ad amare tutto, i tanti amori diversi si toglierebbero forza l'un l'altro. Dio è così grande che riempie tutto il cuore da non esserci più posto per nient'altro. Chi ama Dio, dice un antico detto indiano, dimentica tutto il mondo e persino se stesso. La Bibbia, al contrario, unisce l'amore di Dio e l'amore del prossimo, e considera questi due amori inseparabili. Com'è possibile?
La prima ragione la dà l'Antico Testamento. Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza. Chi ama il prossimo ama un'immagine di Dio, chi ha nostalgia di chi ama, ha bisogno di contemplare il suo ritratto. Il Nuovo Testamento approfondisce la riflessione. In Gesù Cristo Dio e l'uomo sono uniti in una sola persona; ciò vale anche per tutti gli uomini, con i quali Cristo si è espressamente identificato: "Ogni volta che avrete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".
L'amore per Dio invisibile è divenuto visibile e realizzabile nel nostro mondo umano» (Tomas Spidlik, Il vangelo di ogni giorno).
Quel che fa la differenza – «L'amore umano, partecipando dell'Amore, è una cosa bella e grande. I non credenti possono amare gli altri di un amore magnifico. Ma noi, non a quest'amore siamo stati chiamati. Non è il nostro amore che dobbiamo donare: è l'amore di Dio. L'amore di Dio è una persona divina, è il dono di Dio in noi, ma rimane un dono che deve, per così dire, attraversarci, trapassarci per giungere altrove, per giungere negli altri. È un dono che esige l'onnipotenza senza che noi crediamo alla potenza di nessun'altra cosa. Un dono che non può essere serbato per noi a rischio d'essere spento, a rischio di cessare di essere un dono» (Madeleine Delbrêl, La gioia di credere).