Due o uno? – Ciascuno di noi!
Personaggio e persona – «"Un uomo aveva due figli". E si potrebbe dire: un uomo aveva due cuori. Perché quei due figli sono il nostro cuore diviso, un cuore che dice sì e che dice no, un cuore che dice e poi si contraddice. Come san Paolo anche noi constatiamo che "io faccio quello che non vorrei e il bene che pure vorrei fare non riesco a farlo". Vangelo delle nostre contraddizioni: e riuscissimo noi a svelare cosa nasconde la notte del cuore! [...] È il contrasto eterno tra persona e personaggio: il primo figlio, quello che dice sì e poi non agisce, cui basta sembrare buono, che cura le apparenze, fa il personaggio. [...] Il secondo figlio, i cui passi lo portano, alla fine, nella vigna di Dio e degli uomini, a lavorare – anche in segreto, poco importa – per un frutto che sia buono, è invece persona. Personaggio è ciascuno di noi quando agisce per la scena, per l'applauso del pubblico, quando le cose da fare non valgono per sé, ma solo se ricevono approvazione presso gli altri, un burattino i cui fili sono tirati dalla vanità, dall'apparire, dall'immagine. Persona invece è ciascuno di noi quando agisce per convinzione, è se stesso in pubblico e in privato, di fronte o alle spalle, nel dire e nel fare. Tutto il lavoro sui nostri due cuori consiste nel convertirli da personaggio a persona, per possedere, alla fine, tutto il proprio cuore» (Ermes Ronchi, Il Vangelo).
In cammino o seduti? – «Oggi la Parola di Dio ci provoca mediante la parabola dei due figli, che alla richiesta del padre di andare nella sua vigna rispondono: il primo no, ma poi va; il secondo sì, ma poi non va. C'è però una grande differenza tra il primo figlio, che è pigro, e il secondo, che è ipocrita. Proviamo a immaginare cosa sia successo dentro di loro. Nel cuore del primo, dopo il no, risuonava ancora l'invito del padre; nel secondo, invece, nonostante il sì, la voce del padre era sepolta. Il ricordo del padre ha ridestato il primo figlio dalla pigrizia, mentre il secondo, che pur conosceva il bene, ha smentito il dire col fare. Era infatti diventato impermeabile alla voce di Dio e della coscienza e così aveva abbracciato senza problemi la doppiezza di vita. Gesù con questa parabola pone due strade davanti a noi, che – lo sperimentiamo – non siamo sempre pronti a di dire sì con le parole e le opere, perché siamo peccatori. Ma possiamo scegliere se essere peccatori in cammino, che restano in ascolto del Signore e quando cadono si pentono e si rialzano, come il primo figlio; oppure peccatori seduti, pronti a giustificarsi sempre e solo a parole secondo quello che conviene» (P. Francesco, Omelie - 01.10.2017).
La forza del pentimento – «La vita cristiana è cammino umile di una coscienza mai rigida e sempre in rapporto con Dio, che sa pentirsi e affidarsi a Lui nelle sue povertà, senza mai presumere di bastare a sé stessa. Così si superano le edizioni rivedute e aggiornate di quel male antico, denunciato da Gesù nella parabola: l'ipocrisia, la doppiezza di vita, il clericalismo che si accompagna al legalismo, il distacco dalla gente. La parola chiave è pentirsi: è il pentimento che permette di non irrigidirsi, di trasformare i no a Dio in sì, e i sì al peccato in no per amore del Signore. La volontà del Padre, che ogni giorno delicatamente parla alla nostra coscienza, si compie solo nella forma del pentimento e della conversione continua. In definitiva, nel cammino di ciascuno ci sono due strade: essere peccatori pentiti o peccatori ipocriti. Ma quel che conta non sono i ragionamenti che giustificano e tentano di salvare le apparenze, ma un cuore che avanza col Signore, lotta ogni giorno, si pente e ritorna a Lui. Perché il Signore cerca puri di cuore, non puri "di fuori"» (P. Francesco, Omelie - 01.10.2017).
«Donaci, Padre, di trasformare in "sì" i tanti "no" che opponiamo al tuo volere,
e continua a darci tempo per cambiare, tempo favorevole per fare della nostra vita
un 'eccomi' come la vita di Abramo, come tutta l'esistenza di Maria
e quella del tuo amatissimo Figlio. Amen» (Anna Maria Canopi).